Rammstein tribute
Mi Italy
Rammstein tribute
Mi Italy
Se per te Rammstein significa fuoco e scintille,
abbiamo ciò che stai cercando.
Dove non c'è niente da poter bruciare,
bruciamo noi.
Presenti dal 2010, quando i Rammstein erano confinati in una nicchia, e affermati ora che la band teutonica riempie gli stadi con consensi universali.
Gli Eisernmann sono stati e sono la scelta per luoghi chiave del nord Italia come l'Alcatraz, il Phenomenon, il Live Club e raduni internazionali di motociclisti come l'HarleyTreffen e il Motoraduno dello Stelvio. Con uno spettacolo pirotecnico che rende omaggio alla band tedesca, gli Eisernmann funzionano perfettamente anche senza pirotecnica, con grande apprezzamento da parte del pubblico anche nei club più piccoli.
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Nel lontano 2007, sei loschi figuri si radunano in un parcheggio a Rozzano, periferia di milano, con un’idea esplosiva. Tre di loro (Teo, Chicco e Marco) guidano ancora oggi la line up degli Eisernmann, uno dei tributi italiani a più alto tasso “spettacolico” votato ai tedeschi Rammstein.
Dal 2011 la formazione stabile ha affilato la lama del sound su di un solido affiancamento e grazie a un patto fraterno che nasce dall’amore puro per la musica: “Premessa doverosa”, racconta il frontman Teo, “il nostro progetto non nasce dall’idolatria! Siamo dei fanatici sì, ma di tutto il buon rock. Ognuno di noi è cresciuto con il proprio background musicale, i mondi più disparati e anche inaspettati. L’urlo primordiale fino al midollo dei Rammstein è il mezzo più efficace che abbiamo per tirare fuori il lato più animalesco della nostra personalità.
‘Scapocciare’, così spesso mi rivolgo al nostro pubblico, ovvero martellare in quattro quarti per spaccare tutto, noi stessi in primis: questo è il senso di un tributo come il nostro”. Un compito non certo facile misurarsi con i Rammstein, una delle band fondamentali del metal moderno, con uno show che, sebbene dagli Eisernmann riproposto in “chiave club” nelle aspettative dei fan, ha comunque alzato l’asticella. In lingua tedesca poi— “
Siamo un tributo, non delle marionette! La nostra ambizione è ricreare uno show a là Rammstein, senza però ricalcare attrezzature da decine di migliaia di euro che risulterebbero comunque solo copie sbiadite degli originali. Idem per costumi di scena e corporature: Chicco, il nostro tastierista, è un bestione di un metro e novanta per quasi cento chili e suona una keytar, cioè una tastiera a tracolla. Quanto di più lontano ci possa essere da Flake, eppure funziona! Io non sono esattamente un fuscello, ma un metro e ottanta per ottanta chili non sono sufficienti per arrivare al gigante che è Lindemann! Lui, biondo e in pellicciotto rosa, fa veramente paura. Io farei ridere. Cerco di puntare sulla fisicità e sulle movenze, ma interpreto, senza scimmiottare.
Il tributo per noi non è un fine, ma un mezzo, per fare casino insieme a chi ci segue. L’impatto sonoro c’è, la professionalità e l’alta energia anche, e sono la nostra comunione di intenti con l’originale. Esplodere ma in libertà, sfruttando un marchio che in qualche modo ci appartiene, all’unico fine di divertire e divertirci. Non siamo ‘malati’ e questo è il primo stimolo: i Rammstein sono per noi una fonte d’ispirazione, dei compagni di giochi! Come loro, siamo organismi a base di carbonio che impazziscono per il metal… E cosa c’è di più metal del tedesco?”
Anche la scelta del repertorio non conosce limiti. “Se fa andare su e giù le testoline, per noi è luce verde. Se la terra trema quando premi play, allora è il pezzo giusto! La resa musicale per noi non è mai un dettaglio: nei periodi di inattività live, ci chiudiamo in sala prove per preparare nuove canzoni”. Il complimento più bello? “Niente scuse: nessuno deve uscire dal locale dicento che gli EisernMann sono noiosi o che non ce l’hanno messa tutta. E’ una nostra responsabilità. Vedere dei bimbi che ci chiedono gli autografi a fine concerto come se fosse la cosa più importante del mondo, o riconoscere le facce di chi ci segue dappertutto, non ha prezzo. Una fan storica, Jennifer, ha disegnato un nostro ritratto bellissimo, Michela si è addirittura tatuata il nostro nome… pazza! E poi ci sono le persone che non conosci, e magari dopo un turno massacrante al lavoro a fine serata ti dicono ‘grazie, ne avevo bisogno’. Anche noi, fidatevi”. (...)
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